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Da qualche anno ormai ci siamo abituati a vedere delle parole precedute dal simbolo del cancelletto, gli hashtag. Molti però, ancora, non sanno a cosa servono gli hashtag e come possono essere sfruttati per ottenere maggiore visibilità. Questo nuovo modo di comunicare, infatti, sembra essere prerogativa solo dei più giovani, ma in realtà non è così. Gli hashtag possono essere utilizzati per promuovere un’azienda se si studia una buona strategia di marketing.
Perché promuovere un’azienda con gli hashtag
Promuovere un’azienda con gli hashtag significa promuoverla a 360 gradi, su vari piani di comunicazione che si intersecano tra loro, sia online che offline. Tuttavia, come puoi immaginare, non puoi guidare una Ferrari se prima non hai imparato a guidare.
Gli hashtagh non sono come i bastoncini degli Shangai che spargi a caso, ma son come le virgole, devono essere utilizzati con moderazione e solo quando servono, ovviamente collocandoli nel contesto giusto.
Purtroppo da Twitter in poi, questa cosa degli hashtag a molti ha preso la mano, e così è sempre più frequente trovare un post, magari anche su Facebook (dove gli hashtag non hanno tutta la forza che hanno su altri social come Instagram e Twitter) con hashtag messi un a caso, in ordine sparso.
Invece, utilizzando gli hashtag seguendo una precisa strategia di marketing si può ottenere un vero e proprio effetto community. Aggregando contenuti li si rende facilmente rintracciabili, quindi molto più fruibili dagli utenti, e cioè dal tuo target.
Ecco perché è importante utilizzare gli hashtag per esempio nelle foto del tuo Instagram aziendale, perché così hai la possibilità di profilare sempre meglio il tuo target, riunendo gli utenti davvero interessati a ciò che la tua azienda può offrire.
Ma cos’è l’hashtag?
L’hashtag è molto più del simbolo del cancelletto che sta spopolando davanti a tante parole, molto spesso senza alcun senso e alcuna logica.
L’hashtag è un aggregatore, nasce con la precisa funzione di aggregare i messaggi appartenenti a una precisa tematica. Questa necessità di aggregazione nasce soprattutto nell’ambito dei social perché consente agli utenti di trovare un topic, confrontarsi e interagire con altri utenti su quel preciso tema.
Probabilmente gran parte del successo di Twitter lo si deve proprio al cancelletto davanti alle parole. Ma se su Twitter gli hashtag hanno avuto un utilizzo coerente con la tipologia di social, non si può dire altrettanto per altri social come Facebook dove l’utilizzo degli hashtag non è così performante.
Su Instagram, invece, si ha una performance molto simile a quella di Twitter.
L’hashtag non ti fa più figo
Per molti utenti, però, l’utilizzo degli hashtag è solo un modo per sembrare più interessanti. Utilizzarlo “fa figo” e più se ne mettono e più sembra di essere esperti del social branding. Ovviamente non è così, tutto il contrario.
Inutile scrivere parole come #tivogliotantobenemamma perché non vi è dietro alcun senso se non, appunto, quello di usare l’hashtag come una sorta di vezzo personale che al massimo potrà interessare i nostri parenti.
A cosa serve l’hashtag
Come ti ho spiegato prima, l’hashtag è un aggregatore di contenuti, un elemento di raccordo che può avere un grande potenziale nella sponsorizzazione di un brand, di un prodotto o di un servizio e nel promuovere un’azienda.
Pensa un attimo a quante volte ti è capitato di vedere video o foto con qualche personaggio di spicco che teneva in mano un foglio con un hashtag e la parola chiave accanto? Ce ne sono stati tantissimi soprattutto negli ultimi tempi. Ma non solo sul web, anche in TV continuamente si vedono hashtag che inducono gli spettatori ad andare sul web e scoprire ulteriori contenuti.
Grazie agli hashtag, infatti, una campagna pubblicitaria trova un’intersezione di canali di comunicazione, quello che viene chiamato cross media marketing, ovvero la possibilità di incrociare contenuti online e offline.
In pratica, anche grazie all’utilizzo degli hashtag puoi coinvolgere un target che hai intercettato con una campagna offline e portarlo sul web per scoprire ulteriori contenuti. Questo è il caso di flyer o giornali che invogliano l’utente ad approfondire determinati contenuti mediante un hashtag.
Infatti, lo scopo è proprio quello di mettere in contatto i contenuti dei diversi piani di comunicazione. Immagina la potenza di questo strumento se utilizzato correttamente.
Promuoversi con gli hashtag, i vantaggi per l’azienda
Stiamo vivendo un momento di particolare fortuna per i social, l’azienda che non passa per i social perde una grossa opportunità. E questo spiega a grandi linee perché è fondamentale capire la funzione di certi strumenti della comunicazione sul web.
I vantaggi che si possono ottenere grazie agli hashtag sono diversi, è come pubblicizzare un prodotto online e offline premendo sull’acceleratore, migliorandone quindi la visibilità, ma non solo, aiutando anche a monitorarne la funzionalità per quanto riguarda la percezione del brand e della sua reputazione online.
Un altro vantaggio di questo simbolo all’apparenza tanto semplice è la fidelizzazione dei clienti che si sentiranno parte di una community e quindi saranno decisamente più coinvolti e vicini al brand.
E ancora, è l’hashtag che riesce a far percepire il tone of voice di un post, quindi l’utente saprà subito se si tratta di un post a contenuto informativo, ironico, o per esempio un contest.
#epicfail dei grandi brand
Ci sono state diverse campagne di grossi brand che hanno utilizzato gli hashtag per promuovere un’azienda e ne sono rimasti vittime, ma ad alcune in realtà è andata comunque bene.
Un esempio lampante è quello della nota azienda Algida che nel 2015 fece uno scivolone incredibile, ma dal quale si rialzò con grande senso dell’ironia.
Eravamo prossimi alla festa della donna, un periodo in cui le campagne sui social diventano ancora più agguerrite, come del resto accade durante tutte le festività più importanti. Quell’anno però la trovata dell’Algida fu una cosa che ricordo con immensa ilarità, se ci penso mi cadono ancora le lacrime dalle risate!
In pratica, l’azienda, sperando di fare colpo sulle donne, postò sui social la foto di un gelato al cioccolato che doveva essere a forma di rosa, peccato però che l’effetto fu tutt’altro che invitante. Immediate le reazioni dei social sotto l’hashtag #algidafail.
Quella che poteva essere una campagna rovinata, però, si è trasformata in una campagna ironica e divertente che ha portato comunque i suoi risultati.
Altro #epicfail è stato quello di Pandora, che, sempre nel 2015, mise in atto una campagna pubblicitaria con delle affissioni nella metro di Milano. Peccato però che la campagna fu giudicata sessista e misogina.
Quella che era una percezione di primo acchito però, si trasformò in un’accesa discussionesul web sul fatto che l’azienda fosse misogina o stesse mettendo alla berlina la capacità di scelta dei regali da parte degli uomini. In ogni caso l’hashtag #Pandora schizzò letteralmente in cima ai trending topic italiani.
Ovviamente ci sono anche i casi di successo e di campagne organizzate e condotte in modo impeccabile, come la campagna #whitecupcontest di Starbucks. Con questo contest l’azienda invitava gli utenti a decorare la Starbucks Cup, creando un post sui social con la foto e l’apposito hashtag e se ci fai caso sono diverse le iniziative di questo tipo che si trovano sui social, anche di piccole realtà, non per forza grandi brand.
Come si crea l’hashtag perfetto?
Assodata l’importanza dell’utilizzo degli hashtag nelle campagne social delle aziende, c’è ora da capire come si creano e come si utilizzano degli hashtag vincenti.
Sicuramente hai già capito che non devi lasciare niente al caso. Occorre una strategia ben precisa e mirata se non vuoi commettere gli errori che ti ho appena raccontato, anche perché il lieto fine non sempre è garantito.
Quindi, vediamo quali sono le valutazioni da fare nella scelta di un hashtag.
La prima cosa a cui devi pensare è cosa vuoi comunicare con la tua campagna, pensa alla mission aziendale e al prodotto che vuoi lanciare. Essere creativi è certamente un punto di forza, ma non a tutti i costi, travalicando quello che è il senso della campagna stessa.
Devi, anche con gli hashtag, parlare al tuo target, inutile utilizzare un hashtag con uno slang tipicamente giovanile o di una specifica località, perché perderai buona parte dei lead, di quei contatti che invece potrebbero essere interessati al tuo brand.
In questo senso è molto importante analizzare a priori gli interessi del tuo target, le parole che utilizza, le keyword più efficaci che li coinvolgono e sfruttare tutte queste conoscenze per creare un hashtag mirato e di successo.
Ma questo da solo non basta, devi riuscire a coinvolgere con la tua comunicazione, e per questo può esserti molto utile l’aiuto di di professionisti che si occupino dei diversi aspetti di una campagna cross mediale, a partire dagli hashtag.
Quanti hashtag devo usare
E qui ci sono varie scuole di pensiero. Quello che posso dirti io, in base alla mia esperienza e a un continuo confronto con specialisti del social branding, è che se da una parte non c’è una regola fissa, dall’altra si deve sempre tenere conto che l’eccesso non è mai opportuno.
Per esempio, su Instagram c’è un margine di tolleranza del numero degli hashtag decisamente più ampio, se ne possono inserire fino a 30, ma è bene non metterne più di una decina. Per quanto riguarda Twitter, invece, due sono sufficienti, tre, a seconda della situazione, iniziano a essere fastidiosi.
Su Facebook invece non ci sono numeri, in realtà questo social non si impernia sull’uso degli hashtag, per cui segui la regola di non metterne troppi. Inoltre considera che le impostazioni sulla privacy possono renderli totalmente inutili perché chi non è autorizzato non li vedrà.
La quantità e la modalità di utilizzo degli hashtag può rendere una campagna vincente quanto inutile, meglio non rischiare e affidarsi a professionisti competenti. contattaci per saperne di più.
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