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Anche io, come la maggior parte di voi, mi trovo a dover tirare le somme di questo brutto periodo che abbiamo vissuto e dal quale a fatica stiamo cercando di venir fuori. Non starò a tediarvi con le solite frasi fatte “ce la faremo”, “andrà tutto bene”, perché le cose non sono andate bene per niente dal punto di vista economico. Invece, voglio fare una riflessione con voi, soffermandomi su alcuni dati che sono stati appena resi pubblici dall’Istat e che sono inerenti al divario digitale e all’economia post-lockdown.
Divario digitale ed economia, cosa dice l’Istat
Due giorni fa il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha illustrato il “Rapporto annuale 2020”. Come potete immaginare, i dati non sono confortanti, al contrario. Qual è il quadro economico del nostro paese a metà di questo 2020?
Ci troviamo in un quadro economico e sociale difficile, diciamolo senza mezzi termini. Non si stava proprio benissimo prima, ma dopo il lockdown dovuto al covid 19 le cose sono nettamente peggiorate. La crisi sanitaria generata dalla pandemia di coronavirus ha innescato la miccia di quella economica e oggi ci troviamo a fare un bilancio che lascia più che l’amaro in bocca.
Nel primo trimestre il Pil ha segnato un congiunturale del 5,3%: aumento dei disoccupati, caduta del tasso di attività, inflazione negativa, diminuzione importante della forza lavoro. Non c’è bisogno delle profezie dei Maya per capire che per tutto il 2020 le previsioni sono verso un ulteriore calo delle attività economiche che solo in parte potrebbero essere recuperate nel 2021, con tanti ma e tanti se.
Certo, non è una condizione imputabile solo alla crisi sanitaria. Durante tutto il 2019 le azioni di bilancio finalizzate al riequilibrio dei saldi hanno iniziato a minare pesantemente il tessuto economico italiano a cui la pandemia ha dato il colpo di grazia.
Riflettendo su questo scenario, mi sono reso conto che anche il nostro settore, quello dell’online marketing, ha subito uno scossone, ma allo stesso tempo potrebbe essere un punto da cui ricominciare, dal momento che il divario digitale sembra stia leggermente diminuendo.
Competenze tecnologiche: siamo ancora in ritardo
La quarantena forzata dei mesi scorsi forse una cosa “di buono” l’ha fatta: ci ha costretti a mettere mano sui device elettronici e ci siamo tutti sforzati di imparare almeno le cose basilari, perfino molti anziani adesso sanno collegarsi con un tablet.
Molti di noi hanno lavorato da casa, dai liberi professionisti agli insegnanti, avvocati e psicologi, tutti hanno dovuto rivedere la loro professione in formato digitale. Proprio questo mi ha spinto a fare questa ricerca e questa riflessione, perché i dati del nostro Paese sono molto interessanti, soprattutto per alcune professioni che, in questo momento di crisi, possono sfruttare nuove opportunità.
Iniziamo dai dati: l’Italia sembra aver raggiunto un buon risultato per quanto riguarda l’utilizzo di internet: il 74% degli italiani lo usa. Ovviamente i dati si riferiscono al 2019, secondo fonti Istat, quindi in questi mesi è ipotizzabile una crescita del dato.
Ma non tutto è oro quel che luccica, perché nel resto d’Europa quella percentuale sale all’85%, quindi noi siamo ben in ritardo rispetto al Regno Unito e alla Svezia, ma anche Paesi Bassi e Danimarca, dove si arriva quasi al 90%.
Il dato più sconfortante, però, è che solo il 22% della popolazione italiana ha elevate competenze digitali, il che significa che siamo messi molto male rispetto ad altri Paesi.
Se ne sono resi conto i docenti, che hanno dovuto arrangiarsi con la Didattica a distanza, ce ne siamo resi conto noi genitori, nel dover seguire gli studi dei nostri figli. I ragazzi stessi non erano tutti pronti ad affrontare questo tsunami digitale.
Eppure abbiamo visto quanto il mondo digitale sia importante. Se fino a ieri potevamo considerarlo come un di più, se avere il sito era “si così ho la vetrina su internet”, oggi questi ragionamenti non valgono più. Oggi dobbiamo avere assolutamente tutte le competenze che ci occorrono, diversamente sarà una Caporetto economica.
Cosa penso di fare
Ora, non è che la notte mi sveglio in preda al delirio dei dati Istat, ovviamente no, questa riflessione mi è venuta spontanea leggendo le notizie quotidiane e quindi ho voluto approfondire, anche in virtù del fatto che molte attività, proprio a causa della crisi, stanno tagliando i servizi digitali.
Quello che pensa l’imprenditore medio è che le priorità adesso sono altre che non scrivere un post su Facebook. Al contrario, altri fanno una pubblicità sui social compulsiva della loro attività.
Quello che voglio dirvi io, che nel digital ci lavoro da anni ormai, è che agire senza un programma, senza degli obiettivi, è peggio che non agire per niente. Dobbiamo mettere mano alle nostre competenze, io stesso ho approfittato dei mesi di lockdown per fare formazione.
Oggi la spunta chi si mette al pari degli altri Paesi europei e del mondo intero, perché a breve sarà quello a fare la differenza, chi potrà offrire dei servizi in più andrà avanti, me ne sono reso conto con la vicenda della spesa online, qui puoi leggere a riguardo, e ci saranno sempre più occasioni di questo tipo.
In definitiva, alla fine di questo pensiero che ho voluto condividere, penso che la crisi non passera dall’oggi al domani come tutti sanno, ma credo anche che dobbiamo sforzarci tutti a ingranare quella marcia in più che quest’era digitale richiede, solo questa è la via per rimettere in moto una macchina economica che, certo, andrà revisionata.
Fonti
https://www.istat.it/it/archivio/245216
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